sabato, settembre 14, 2013

Campeggio #NoTav a Chiomonte

Parte 2

Seconda e ultima parte del breve campeggio d'agosto che ho passato a Chiomonte, in Val Susa :)





Lunedì 26 Agosto 2013: la giornata comincia molto presto e già alle 5 sento le voci dei ragazzi che danno la sveglia, si organizzano e preparano la colazione a base di caffè, thé, marmellata e biscotti e accendono la musica per meglio svegliare tutti.

Io faccio molta fatica a svegliarmi e mi alzo che sono già le 6, un po' perché la sera precedente mi ero attardata nella zona cucina a parlare, un po' perché la notte non ho dormito secca come avviene di solito (io sono un sasso, come poggio la testa sul cuscino svengo!) ma a singhiozzi e con uno spiffero malefico sull'orecchio malgrado il sacco a pelo.
Grazie ai ragazzi del campeggio, ho dormito in una roulotte, al riparo, e non in macchina come avevo immaginato, perché a 35 anni una notte in macchina lascia il segno... come mi hanno fatto gentilmente notare la sera prima i compagni del campeggio.

L'aria fresca della mattina montana mi sveglia subito e, indossando una felpa grossa e un maglione di lana, mi dirigo ai cancelli dove trovo i ragazzi del campeggio seduti a fare colazione. Il freddo lo sentono tutti ma ugualmente rimangono lì con un intento ben preciso: rallentare (come possono) i movimenti di chi entra ed esce.




Dall'alto due militari guardano la scena, uno di questi storce il naso e stringe gli occhi come se stesse assistendo ad un raduno di scarafaggi. Io lo noto e lo disegno, a grandi linee e in breve tempo, ma lui ugualmente si ritrae alzando il girocollo così da coprirsi il viso.




Una volta rientrata al campeggio faccio colazione anch'io e poi mi rimetto a disegnare prima l'area cucina del campeggio e poi due ragazze che -intanto- si sono sedute al tavolo vicino a me. Ho così l'occasione di conoscerle meglio e scopro che Lara dipinge su grandi teli scene di lotta popolare, modi dipinti del messicano Rivera. Mi ha fatto vedere alcune sue fotografie e mentre le guardavo, pensavo all'unicità  di quei dipinti  e alla loro viscerale bellezza, perché racchiudono nel colore e nelle linee tutta la spontaneità comunicativa di chi ha bisogno di trasporre le proprie idee in una forma artistica. In questo caso il dipinto.

Un ultimo appunto: il presente resoconto lo pubblico sul mio blog all'indomani dell'inizio del raduno nazi-fascista  europeo a Cantù, in provincia di Como, il secondo dopo quello organizzato in Ungheria. Il sindaco di Cantù ha parlato di libertà d'espressione in barba alle leggi italiane che vietano l'uso in pubblico di simboli nazisti e fascisti. 
Quest'estate, in Puglia, i carabinieri hanno vietato un dibattito NoTav strappando il permesso comunale a occupare uno spazio pubblico e impedendo che lo stesso incontro fosse fatto in un luogo privato.

sabato, settembre 07, 2013

Campeggio #NoTav a Chiomonte, Val Susa

Parte 1

Il 200esimo messaggio all'interno del mio blog lo festeggio pubblicando l'esperienza "disegnata" presso il campeggio NoTav di Chiomonte, a fine agosto, dove ho passato due belle e sostanziose giornate, ho discusso ed ho avuto la possibilità di scoprire esperienze nuove ma... andiamo con ordine e cominciamo coi disegni :)


Il primo disegno l'ho realizzato in strada, ferma ad una piazzola sulla SS25 che da Rivoli porta in Val di Susa.
La giornata di domenica era bellissima e in cielo passavano grandi nuvole dopo la violenta grandinata del giorno precedente. In alto, ben visibile sul picco di una montagna, la Sacra di San Michele osserva la valle. La veduta non l'ho scelta a caso e chi prende la statale da Rivoli capirà benissimo ciò che dico: passata la città, il panorama letteralmente si apre offrendosi a viaggiatore in tutta la sua sfacciata bellezza.





Arrivata al campeggio di Chiomonte, parcheggio la macchina e poi mi siedo con altre persone a discorrere. Conosco così "Chef", un NoTav che di lavoro fa il cuoco e gira in tutta Europa senza usare mezzi di trasporto, ma solo i piedi. Ci racconta della bella esperienza vissuta in Val d'Aosta, delle nottate passate sotto le stelle e delle persone conosciute che subito l'hanno messo al lavoro nelle sagre di paese, a cucinare. Io ascolto e intanto disegno.




Dopo aver mangiato tutti insieme, ognuno lava il proprio piatto, forchetta e bicchiere, si tolgono i tavoli e si portano le sedie in preparazione della proiezione del film.
Domenica 25 era in programma una serata di informazione sul Kurdistan e sul PKK, il movimento del lavoratori curdi, dopo l'assassinio in primavera a Parigi di una delle maggiori attiviste del movimento. Il video è una corposa intervista al Sakine Cansize prima del tragico evento, correlato da fotografie del movimento e in particolare fotografie di giovani donne curde.

Il PKK, come riportato anche da Wikipedia, nasce alla fine degli anni '70 come movimento dei lavoratori e prende molto piede in Turchia, perché i turchi da anni hanno deciso di cancellare il popolo curdo e si sono impegnati a fare questo usando le loro armi di persuasione migliori: torture, rapimenti, violenze,oppressione. Scopro che i curdi non possono parlare la loro lingua ma solo il turco; se un curdo viene denunciato alla polizia perchè a casa sua (!!) parla curdo, la polizia provvederà ad arrestarlo, incarcerarlo e torturarlo. Questo vale anche per i ragazzini: se un bambino, a scuola, parla male il turco e risponde in curdo, sintomo che in casa la lingua comunemente usata non è il turco, la maestra lo segnalerà alla polizia e segnalerà l'intera famiglia alla polizia.
E' vietato ascoltare musica curda in Turchia come è vitato dare ai figli nomi curdi. 

Alla fine del video prende la parola Murat, un giornalista turco che fa il punto della situazione descrivedoci la politica turca attuale e il nuovo modo di rapportarsi al popolo curdo; ci parla inoltre di come negli anni si evolvono i campi di resistenza curdi e di ciò che vogliono realizzare.
Mentre disegno, la sua ragazza di etnia curda, Ceylan, mi fotografa e si lascia disegnare a sua volta. Ha lunghi capelli neri ondulati e occhi grandi e nerissimi. E' proprio bella.
A fine serata, prima di tornare a casa, Ceylan mi racconta di avere un doppio nome: Ceylan, appunto, pronunciato Geilan con la g morbida, nome curdo che le ha dato sua mamma e che vuol dire gazzella, e poi un secondo nome, questo in turco e che doveva comparire sui documenti affinché la famiglia non avesse problemi con le autorità e cioè: Ezel, infinito Universo. Ceylan mi racconta che, a causa del suo doppio nome, lei a scuola non si ricordava di rispondere alla maestra quando la chiamava Ezel; mi ha detto che la prima volta è stata in carcere a 13 anni per ben 6 mesi e, uscita dal carcere, le autorità curde la consideravano una terrorista. A 13 anni terrorista??!
Mi racconta che il suo papà era stato in carcere e aveva subito 40 giorni di torture perché a casa la polizia gli aveva trovato una cassetta di musica popolare curda... io allora provo a capire cosa voglia dire sapere che qualcuno sta torturando il proprio papà, ma il cervello non mi ha voluto dare nessuna immagine benché io sia una fumettista e sia capace di visualizzare tutto al volo.
Prima di lasciarci, lei deve tornare a Torino, mi dice che ora sta in Italia perché al suo paese l'hanno condannata con l'ergastolo e se tornasse la metterebbero subito dentro. La sua età, credo si aggiri intorno ai 24 anni, o meno, e in questa sua vita è già stata in prigione 3 volte.
 Spero di rivederla.

Fine prima parte!